L'emozione è DELUSIONE
Era una deliziosa bambina, Silvana, aveva poco più di tre anni all’epoca del fatto narrato e scopriva ogni giorno un meraviglioso pezzo di vita. Le più strabilianti erano le scoperte legate alla natura, erano i miracoli ai quali assisteva nell’orto della zia Maria: un fiore nuovo dai petali vellutati, una formica nera che trascinava un granellino più grande di lei, una lumaca che strisciava la pioggia uscendo da chissà dove, un grasso lombrico rosa… E poi…la scoperta dei semi, quelle cose piccolissime che, la zia glielo aveva assicurato, messe a riposare sotto un piccolo strato di terra, diventavano fiori, frutti, piante. Come poteva succedere? Quale magia lo permetteva? La zia le spiegava quello che sapeva, ma a quella domanda rispondeva sempre e soltanto “E’ la natura”. I suoi occhi grandi di bimba si spalancavano su quella frase incomprensibile, fin quando un giorno arrivò la risposta esatta: ”Silvana, questi sono semi: mettili sotto terra dove vuoi tu, bagna un po’ la terra ogni giorno…e poi aspetta con pazienza”.
Silvana prese quei pochi semi fra le mani come fossero un inestimabile tesoro. Pensò e ripensò, infine scelse il posto migliore: in fondo al cortile, ai piedi di un palo di legno che sorreggeva il pergolato, c’era terra sufficiente a far da ricovero ai suoi semi. Con cura li dispose nel terreno, li ricoprì, li annaffiò e iniziò la trepida attesa. Non sapeva che fiori sarebbero nati, credeva che la natura pretendesse di svelare a tempo debito l’oggetto del suo miracolo. Il primo pensiero del mattino era per i suoi semi ai quali dava regolarmente da bere. Quale emozione quando, pochi giorni dopo, scorse un minuscolo filo verde uscire dal bruno mantello protettivo e, nei giorni seguenti, altre piantine e foglioline che si scartocciavano quasi a vista d’occhio. Ci vollero tanti altri giorni e la parte superiore di una piantina si gonfiò lasciando gradualmente intravvedere il colore arancione intenso del fiore che conteneva. Silvana era felice e impaziente: il giorno successivo il suo splendido fiore sarebbe sbocciato. Quella notte dormì poco, Silvana, sognò il suo fiore e, di buonora, si buttò giù dal letto per vederlo prima di tutti. Infilò una vestaglietta e scese in cortile. Il sorriso si trasformò in una smorfia dolorosa. Là, in fondo al cortile, la ruota di una bicicletta di un uomo venuto per dei lavori, quella maledetta ruota appoggiata al palo, era sul suo fiore e lo schiacciava inesorabilmente col suo peso, uccidendolo.
Pianse. Pianse a lungo la bambina. Si sentiva male, un male nuovo fino a quel momento mai provato…c’era rabbia e rancore in quel male, c’era in lei una confusa consapevolezza a cui però non sapeva attribuire un nome. Ci mise del tempo a riconciliarsi col mondo, ma questa prima enorme delusione le rimase per sempre cementata nell’anima.
Nata a Lecco, ma residente a Torino da tantissimi anni, ho come docente nella scuola primaria. Amo il teatro , l'arte, la poesia e il bricolage. Pratico l'origami e creo oggetti di carta che regalo alle persone care. Recentemente ho fatto una mostra con risultati molto buoni. Uso i social per coltivare i miei interessi culturali, in particolare curo un gruppo dedicato a Manzoni, uno a Dante e un altro alla letteratura del nord Italia. Scrivo poesie sia di carattere leggero e giocoso sia più profondo e intimista.