STORIA DEL GIALLO
Che cos'è il cozy mistery? seconda parte
Come tutte le categorie del giallo, il “cozy mystery” (o cozy crime) non ha delle rigide definizioni, non ha formule matematiche che ne determinano l'appartenenza o delle schematiche ricette che ne diano la patente.
Per fare una battuta potrei dire che è cozy quello che sembra cozy, ma per me un perfetto esempio è “I delitti di Medina-Sidonia” di Santo Piazzese.“Nella mia libreria, tra gli scrittori che apprezzo di più, Piazzese occupa un posto speciale" diceva Andrea Camilleri e anch'io sono del suo parere.
"I delitti di via Medina-Sidonia" è uno dei gialli italiani che preferisco perché contiene tutto quello che un appassionato cerca nei romanzi di genere. Trama godibile, battute fresche e pungenti, personaggi credibili e realistici, ambientazione fantastica e un certo gusto barocco tutto siciliano creano un romanzo davvero ottimo, che presenta tutte le caratteristiche che un cozy mystery potrebbe avere, compreso un investigatore fuori dalle istituzioni preposte e una notevole dose di ironia.
La difficoltà di inserire in una casella standard il cozy mystery può essere desunta anche dalle sorti di uno dei primi libri del genere “L'uomo ombra” (The Thin Man) del 1933, l'ultimo libro scritto da Dashiell Hammett, il padre nobile dell'hard boiled, la scuola americana dei duri che traspose l'epopea western dei cowboy nelle strade delle metropoli, l’ambiente urbano che offriva a profusione moventi, opportunità e personaggi per romanzi realistici e di grande impatto, perché, come scrisse Marshall McLuhan nel suo fondamentale saggio “Gli strumenti del comunicare”
“Intanto bisognava vivere nella violenza di un ambiente industriale e meccanico e darle un significato e una ragione d'essere nei nervi e nelle viscere dei giovani. Vivere e sperimentare qualcosa equivale a trasporre il suo impatto diretto in molte forme indirette di consapevolezza. Abbiamo offerto ai giovani una giungla d'asfalto rauca e stridula al cui confronto qualsiasi giungla tropicale era quieta e inoffensiva come una conigliera”.
“L'uomo ombra” si discosta molto dai noir precedenti di Hammett e propone come protagonisti l'ex detective Nick Charles, la moglie Nora, una delle prime coppie di coniugi investigatori, e il cane Asta.
“Non pensi mai che ti piacerebbe tornare a fare l'investigatore di quando in quando, solo per divertimento?” dice Nora a Charles per indurlo a investigare sulla morte della segretaria di un suo ex cliente. I dialoghi tra i due sono scoppiettanti e decisamente brillanti, ma è con la trasposizione cinematografica che avviene il viraggio verso la commedia giallo-rosa, che ebbe un successo travolgente che fece nascere una serie formata da altri cinque film che poi ispirò anche una serie TV composta da 72 episodi.
Quanto è diverso lo zelo teso alla ricerca della giustizia del Continental Op, protagonista di “Piombo e Sangue” (The Red Harvest) del 1929, ispiratore di “Yojimbo” di Akira Kurosawa e, tramite questo, di “Per un pugno di dollari”) di Sergio Leone, dalla voglia di divertimento di Nora Charles!
E' paradossale che il creatore del genere hard-boiled, attento a rendere plasticamente la violenza che pervadeva i conglomerati urbani, fu anche il precursore di un genere che avrà altri punti di riferimento, più leggeri e meno propensi alla raffigurazione della violenza dei tempi.
Dal genere hard-boiled, in pochi passaggi si arriva al cozy mystery: anche se il libro “L'uomo ombra” può anche essere letto come un hard boiled, contiene tutti i germi di un genere che ha sempre più successo e che ha sempre più estimatori perché permette una grande libertà nella scelta degli argomenti e delle ambientazioni.
Un altro scrittore siciliano che utilizza con grande successo il paradigma del cozy mystery è Gaetano Savatteri, autore dei romanzi con Saverio Lamanna ispiratori della serie TV Makari.
Lamanna è un giornalista rimasto disoccupato dopo aver scritto un comunicato che faceva dire al sottosegretario, di cui era l'addetto stampa, dichiarazioni molto scontate che però avevano causato polemiche nel gruppo politico dell'esponente del governo.
Il giornalista sarebbe molto lontano da delitti e crimini ma il caso lo porta, nel primo romanzo “La fabbrica delle stelle” a Venezia proprio sulla scena di un delitto, nel clima festoso della Mostra del cinema della città lagunare.
Coadiuvato dal fido Peppe Piccionello, una sorta di Sancho Panza che lo accompagna nelle tragicomiche avventure e che costituisce il contraltare ideale sia per le spassose dispute dialettiche, sia per il suo incrollabile buon senso, Saverio si troverà immerso in un ambiente ricco di stelle internazionali e di guitti che cercano la scrittura che faccia cambiare l'inerzia della carriera.
Saverio racconta in prima persona i vari casi e dimostra una grande cultura, che fa balenare con citazioni e riferimenti veramente ben inserite nella trama incuriosendo il lettore che tenta di riconoscerle tutte. Nelle prime pagine de “La fabbrica delle stelle” per esempio dice che il telaio della cassettiera tende a destra e lo ripete nelle pagine seguenti facendo subito pensare al celebre incipit di “Uno, nessuno e centomila” di Luigi Pirandello dove il protagonista davanti allo specchio si accorge che il naso gli pende a destra.
Questo è solo un esempio delle esche che Savatteri pone davanti al lettore goloso che attende altri rimandi che non tardano certo ad arrivare.
Lamanna spesso inserisce degli elementi di metaletteratura come quando finge di non essere uno scrittore:
“Se questo fosse un romanzo, scriverei che Piccionello, autoctono come le palme nane della riserva dello Zingaro, ha radici a Makari risalenti al tempo in cui gli ominidi del neolitico scarabocchiavano le pareti di tutte le grotte della provincia di Trapani.”
Che Saverio Lamanna sia uno scrittore, anzi un giallista, lo certifica una pagina di Wikipedia non tanto benevola: “Esordisce nella narrativa con il romanzo “Il lato fragile”, che raggiunge per due settimane la novantesima posizione nella classifica delle vendite e che viene giudicato una buona prova della scuola del giallo mediterraneo.”
“E poi? Tutto qui. Quaranta e passa anni di vita risolti in dieci righe, con una foto del 2005 che non è neppure delle migliori.”
Proprio il fatto che abbia scritto un giallo gli crea una fama di esperto risolutore di casi criminali che gli frutta un incarico da detective da hard boiled, ritrovare un ragazzo scomparso. Piccionello dice
“Mio compare Stefano Aiello mi ha pregato di chiederti se puoi incontrarlo.”“Ma perché vuole parlare con me?”“Sai com'è. Ti ha visto in televisione quando hai pubblicato il tuo libro.”“Ho scritto un giallo, non sono il commissario Montalbano.”“Purtroppo no. Ma gli ho detto che sei sveglio, pure se non sembra.”
Tutte le pagine di Savatteri sono intrise di ironia e di umorismo e ospitano continui fuochi d'artificio di comicità e di divertimento e anche se le trame gialle sono esili, consentono la costruzione di un impalcatura sufficiente a sostenere la verve e la disincantata lucidità della scanzonata coppia formata da Lamanna e Piccionello.
Anche il romanzo successivo “Il delitto di Kolymbetra” segue il palinsesto del libro precedente che si è rivelato vincente e pone i due sodali nella Valle dei Templi ad Agrigento per indagare sulla morte di un famoso archeologo e Lamanna ne approfitta per deliziarci con pagine veramente deliziose come questa:
“Ad occhi chiusi, ancora penso come può uno scoglio arginare il mare, questione ancora irrisolta ancora dopo mezzo secolo. Mi sembra di aver trovato la soluzione, ma il carrello dell'Airbus 320 della Vueling tocca con uno scossone la pista del Falcone-Borsellino e mi distoglie dai miei astratti furori, riportandomi alla realtà.”
Realtà che, per inciso, si concretizza nello sguardo di Piccionello fisso sulle istruzioni per i casi di emergenza incollate sulla testata del sedile davanti a noi.
Mi osserva come se fosse lontanissimo da qui, a una distanza stellare.“Sono fatto vecchio” dice, parlando quasi a se stesso.“E' vero. Siamo vecchi, Chevalley, vecchissimi.”
Qui Savatteri riunisce, con estrema bravura, un richiamo alla cultura popolare con un verso della famosa canzone di Lucio Battisti, “Io vorrei...Non vorrei...ma se vuoi.” con due citazioni famosissime della letteratura italiana come “Conversazione in Sicilia” di Elio Vittorini e “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e la scelta di questi brani è emblematica perché in questo romanzo la citazione continua con un'amara riflessione del Principe di Salina che è anche una chiave di lettura delle avventure di Saverio Lamanna:
“Sono venticinque secoli che portiamo sulle spalle il peso di magnifiche civiltà eterogenee, tutte venute da fuori, nessuna germogliata da noi stessi, nessuna a cui noi abbiamo dato il la.”
Ogni romanzo è un caleidoscopio di trovate e citazioni che rendono i libri estremamente godibili per il raffinatissimo stile narrativo di Savatteri che gioca con i canoni del giallo per divertire e allo stesso tempo far riflettere su molti aspetti della vita contemporanea mettendo in luce due personaggi veramente riusciti come Saverio Lamanna e Peppe Piccionello che indagano su delitti in cui incappano per caso.
“In un cozy mystery, non troverete mai quell'attenzione, talvolta morbosa, al dettaglio cruento.” scrive Barbara Perna nell'introduzione al giallo Mondadori dedicato interamente al cozy mystery italiano, “la violenza è bandita nelle sue forme esplicite e feroci. (…) si rinuncia alla suspense tipica del thriller. Anche le scene di sesso più esplicite sono bandite, e alle relazioni fra i personaggi si fa cenno con levità e delicatezza.”
Questo è il perfetto identikit dei gialli con Saverio Lamanna dove il cadavere è lontano, una x in un'equazione e le indagini dei due compari sono intervallate dai loro dialoghi brillanti e spesso anche dai loro buffi litigi che riescono sempre a causare un sorriso compiaciuto.