Con questo nuovo romanzo, durissimo, doloroso, a tratti disturbante, Donato Carrisi ci porta ancora una volta a riflettere sulle radici del Male, continuando la ricerca su questo importante e immenso argomento.
Perché, che ci piaccia o no, il male fa parte della nostra natura.
C'è anche una responsabilità collettiva, che tocca tutta la società, per la violenza domestica, per gli abusi all'infanza, su bambini, maschi e femmine, sugli adolescenti, sulle donne, per il disagio sociale che induce violenza e crimine. Per la fragilità di troppi, che dovrebbe suggerire di prestare attenzione alle famiglie, alle neomadri, agli anziani e ai bambini, di guardare oltre l'apparenza di una normalità che non esiste: occorre scavare più a fondo nella ricerca del vero colpevole di atti criminosi, che spesso non è il singolo, ma la collettività, incapace di empatia e di responsabilità sociale.
Nel libro i tre protagonisti sono simboli e per questo non hanno neppure un nome: l'uomo che puliva, la ragazzina con il ciuffo viola, la cacciatrice di mosche hanno l'anima distrutta da un passato oscuro e dalle esperienze terribili subite. Ma dietro questo loro Male si cela un'infanzia violata, esperienze traumatiche che non possono essere perdonate: nella mente di chi non ha potuto liberarsi da quelle catene nefaste e folli qualcosa scatta improvvisamente e si traduce in atti tragici, quando non diventa pazzia.
Carrisi ci racconta tre storie intrecciate tra loro e ha dichiarato che ha tratto ispirazione da fatti realmente accaduti. Ogni individuo è venuto a contatto col male nella sua vita, a volte piccolo, a volte grande, direttamente o indirettamente, e questo libro ci mette di fronte anche ai nostri traumi passati, gravi o meno gravi, con cui dobbiamo fare i conti per continuare a vivere, superandoli e liberandoci.
Anche per questo il lettore finisce per provare empatia col mostro, si sente squassato o commosso, sconvolto, o inorridito o al limite del pianto, subisce, consciamente o inconsciamente, il fascino morboso del Male.
Si cercano le ragioni del male leggendo libri come quelli di Carrisi, alla ricerca del significato, delle origini, dei perchè, nell'illusione di trovare le spiegazioni che nella realtà non si trovano. Un grande maestro sa sviluppare temi così difficili con una capacità narrativa che tutti ormai gli riconoscono.
Il meraviglioso ambiente naturale e umano del lago di Como in queste pagine assume un aspetto cupo e privo di colore; gli odori sono forti e nauseanti, quello delle alghe del lago è onnipresente, lo si sente in gola e nelle narici come succede in un rovente giorno d'estate; il suono delle onde che sciabordano sulla riva si trasforma nel fragore di un vortice gigantesco che risucchia, trascinando gli incauti e facendoli sparire nelle immense foreste di alghe di quell'abisso. Il lago si sente, è presente in ogni scena, ma è ner
o e pauroso, come non lo riconosceranno coloro che lo conoscono bene: Carrisi, uomo di mare, ne ha colto l'aspetto oscuro e l'ha piegato ai fini della sua narrazione, come uno specchio che rivela il lato Ombra dei suoi protagonisti.
Impossibile leggere queste pagine restando indifferenti. E Carrisi cattura il lettore ad ogni pagina, come sotto ipnosi, e lo conduce per strade oscure e paurose. Non si smentisce neppure in questo libro.
PS: Dopo aver letto questo libro sfido chiunque a fare in bagno in un lago senza provare brividi sinistri: io sicuramente, dato che spesso d'estate vado a nuotare negli splendidi laghi lombardi, vicino a casa, lago di Como compreso!
Io sono l'abisso
di Donato Carrisi
genere: thriller
pagine: 384
editore: Longanesi, 2020