Già pubblicata sul magazine "Il font"
Tiziana Viganò, scrittrice appassionata dei misteri che fanno da propulsore alle azioni umane, è tornata al poliziesco riprendendo in mano le vicende dei suoi precedenti personaggi, le cui prime avventure sono in "Sinfonia nera in quattro tempi".
Per quanto attenta a privilegiare realtà possibili, se non addirittura vissute, nel suo ultimo romanzo, “Quando il delitto è arte”, si è spinta oltre la quotidianità, sino al confine tra normalità e follia.
Si dice che spesso la realtà sia capace di superare la più ardita fantasia, ma la sequela di delitti che popolano le sue pagine ci dimostra che proprio quest’ultima non difetta all’ autrice.
Siamo talmente immersi nel male che spesso non ci rendiamo conto di quali ne siano le vere origini, preferendo fermarci al fatto in sé, nella sua violenza distruttrice.
Tiziana Viganò, invece, non si accontenta di mettere in scena quelli che, a lungo, appaiono a chi indaga come dei delitti perfetti, ma grazie alla sua formazione di psicologa seziona e analizza le azioni dei colpevoli giungendo a darci non certo una scusante valida, bensì una motivazione.
Sono ancora le donne a essere scelte come bersaglio dall’assassino, per non smentire la convinzione da lei espressa in altre occasioni, e cioè che ci sia ancora molto da lavorare per sottrarle a questo infelicissimo primato.
Le cinque W di Tiziana Viganò
A fronte di un romanzo poliziesco la regola delle cinque W assume un’importanza fondamentale per la costruzione della storia, soprattutto per chi si appresta a leggerla ben sapendo che qualcosa gli verrà detto, qualcosa solo suggerito tra le righe, qualcosa del tutto celato, per poter arrivare al colpo di scena finale.
Tiziana Viganò non viene meno a questo presupposto e accompagna il lettore nei meandri di un’intricata vicenda, che dà del filo da torcere a chi indaga, passo dopo passo, senza fretta.
Who? Chi svolge la parte del leone nella vicenda?
E’ Adelio Rusconi, nel romanzo precedente - "Sinfonia nera in quattro tempi" - maresciallo ed ora promosso capitano dei Carabinieri, un single poco più che quarantenne dall’acuto spirito di osservazione, dedito all’indagine sino a perderci il sonno per poter arrivare ad una soluzione.
Le donne? Di certo non è insensibile al loro fascino, ma ha avuto esperienze poco felici che lo hanno lasciato, come lui stesso dice, spennato come un galletto da combattimento.
Nella sua squadra si contano collaboratori che lo ammirano e lo supportano, come il brigadiere Totò Lo Monaco e il medico legale Greta Hofer, soprannominata Ice per il suo sangue freddo in ogni circostanza.
E poi il colpevole, l’assassino che lascia alle sue spalle vittime giovani e belle, moltiplicatesi all’improvviso dopo anni di latenza e di silenzio.
What? Che cosa rimette in moto l’attività del capitano rendendola frenetica?
Un delitto, tanto efferato quanto articolato, poiché chi lo ha compiuto ha lasciato la sua vittima composta sul letto, come se fosse la modella di un pittore in posa, priva di una ciocca di capelli e con a fianco un vaso di girasoli e basilico.
Nulla è stato lasciato al caso, la scena deborda di indizi adatti ad una analisi psicologica più che ad una indagine poliziesca…
When? Quando si colloca questa vicenda?
Tiziana Viganò concede al suo capitano circa due mesi di tempo per risolvere il caso, dall’8 settembre sino ai primissimi giorni di novembre.
Nemmeno tanto, se non fosse che al primo omicidio se ne aggiungono altri, ai quali si ricollega anche un vecchio cold case, gettando nella disperazione chi indaga, perché spesso Rusconi ha come la sensazione di essere beffato scientemente dal colpevole, sempre un passo avanti a lui, capace, nella sua benevolenza, di indurlo a seguire una pista giusta, per vederla interrotta subito dopo.
Where? Dove si muovono gli attori di questo dramma reale e non simulato su un palcoscenico teatrale?
Tutto parte da Legnano, comune facente parte della città metropolitana di Milano, ma per trovare finalmente delle risposte Adelio Rusconi dovrà spostarsi in Svizzera, a Ginevra, per poi improvvisare una vacanza forzata nella Repubblica Dominicana, luogo eletto dal killer per concludere in modo efficace e sorprendente il suo cammino.
Why? Perché questa serie di omicidi?
Perché ricomporre i cadaveri in modo pseudoartistico dopo averli portati alla morte senza che il loro corpo venisse minimamente deturpato? Perché questa ossessione artistica con l’aggiunta del corredo floreale?
E’ la domanda più difficile a cui il capitano Rusconi deve rispondere, dal momento che la verità sguscia continuamente via dalle sue mani.
Arrendersi non fa parte del suo carattere e del suo modus vivendi, anzi, le difficoltà e gli intrighi che non tardano ad emergere lo spronano sempre di più, lasciandolo però sfinito, spossato, nel momento in cui tutto avrà il giusto fine.
Morte, arte, fiori e vendetta si intrecciano nelle pagine di Tiziana Viganò
Nel suo romanzo Tiziana Viganò ha dato al suo assassino vendicativo i connotati di un Performer, di un artista – o presunto tale – che dà vita ad opere d’arte uniche ed irripetibili nel loro genere, ogni volta costituite di materiale umano differente.
Il dramma di Rusconi è che i corpi utilizzati in queste circostanze sono corpi morti, disposti in modo tale e corredati da particolari che li rendano riconoscibili come copie macabre di opere d’arte.
Si susseguono, così, immagini che richiamano la Venere di Tiziano o l’Olympia di Manet, la Venere degli stracci di Pistoletto, la Venus restaurée di Man Ray, la Venere a cassetti di Dalì, l'istallazione di Gaetano Pesce, opere che hanno come elemento comune la figura femminile, antica o moderna.
E’ questo aspetto che confonde il capitano sino a portarlo a battere strade inusitate, a chiedere l’aiuto di esperti in storia dell’arte, a dannarsi per capire quale esile legame ci possa essere tra le varie vittime, a studiare il linguaggio dei fiori per scoprire il messaggio lasciato dal killer, a scavare nel passato per cercare l’originario bandolo di questa intricata matassa.
Impossibile, poi, tenere a bada i media che stanno comportandosi da squali nei confronti di chi indaga e delle povere vittime, poiché la perfidia dell’assassino arriva al punto di pubblicare sui social foto di particolari dei cadaveri, generando il caos mediatico.
Non sarà un’intuizione esplosa nella mente a portarlo alla soluzione del caso, ma lo studio metodico di ogni particolare, di ogni possibile associazione di fatti legati al passato, il pozzo nero da cui il killer alimenta la sua follia.
Anche per Rusconi non sarà possibile attraversare indenne questo caso.
La sua vita privata ne uscirà frantumata, le convinzioni vacilleranno nello scoprire che il carnefice è stato a suo tempo vittima, che la potenza del ricordo è devastante, che non esiste una linea precisa a separare bene e male.
Troppo complesso è l’animo umano per tranciare giudizi netti, si può arrivare ad una relazione empatica con chi è ucciso ma anche con chi uccide, perché la malvagità umana si esercita con successo in ogni luogo, anche tra le mura domestiche, e in ogni tempo, da bambini come da adulti.
E si arriva infine a comprendere tutto, anche l’ammirazione riservata dal killer a chi lo sta braccando, anche l’idea che il delitto possa essere trasformato in un’opera d’arte.
“Chi è colpevole e chi è innocente? Tutti e nessuno. La soluzione è solo cambiare il nostro modo di relazionarci con gli altri, avere più attenzione alle fragilità, aiutare le donne che subiscono violenza, stare attenti ai segnali che i bambini mandano”.
Comprendere oggi, per sconfiggere il Male domani.
Quando il delitto è arte
di Tiziana Viganò
genere: noir
editore : Golem
pagine: 201