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Immagine del redattoreTiziana Viganò

"Dolce da morire" di Cristina Aicardi e Ferdinando Pastori. Recensione di Tiziana Viganò







Sul palcoscenico della narrativa crime irrompe il tornado Olga Cazzaniga Peroni, una cinquantenne ironica, brillante, travolgente, che stordisce con le parole sparate a raffica, tosta dietro l'apparente goffaggine: l'aspetto non è il massimo, ma potrebbe migliorare se avesse un incentivo erotico che la spingesse a curarsi di più e a smettere di ingozzarsi di dolci. Alla fine, sotto gli sguardi acuti di un investigatore privato figo da paura e da un uomo Nero di nome e di fatto si trasforma come una cenerentola brianzola, non prima di aver dimostrato acute doti investigative, un'intraprendenza da detective navigato e dato un aiuto formidabile ai due soggetti maschi più esperti di lei. Del resto è un'appassionata lettrice di thriller e di noir che, insieme al gatto e ai dolci compensano la sua solitudine.

Franco Reali è l'affascinante titolare dell'agenzia cui Olga si rivolge per avere informazioni su Attilio De Stefani, un attempato antiquario di cui si è innamorata la nipote Olivia, giovane pasticcera di successo: Olga, la sorella Ottavia e Frau Irma, la tremenda madre ottantenne, a pelle lo considerano un poco di buono, capace solo di mirare al patrimonio di famiglia, ma vogliono le prove.


Esilaranti le conversazioni tra Olga e Franco, piene di battute, battibecchi e sottintesi: lui rimane stralunato davanti a quella scombinata donna, ma in fondo in fondo la trova attraente. Una coppia che si integra e si completa. Dolce da morire.
Tutti personaggi emergono con le loro caratteristiche, difetti e peculiarità, tic e manie: dall'ineffabile Frau, con i suoi cruciverba, al grigio e patetico Attilio con l'acqua alla gola, al Nero, amico, collaboratore e guardaspalla dalla morale elastica, vicino al mondo criminale. Sullo sfondo, Milano e la Brianza.


Tutto il libro è un susseguirsi veloce di dialoghi e azioni che non lasciano tregua, si sorride o si ride a ogni pagina: è un giallo umoristico - il filone è quello di Marco Malvaldi, Francesco Recami, Donald E. Westlake, Stuart Palmer - godibile e accattivante, che investiga su una truffa e non ha omicidi, ma non mancano l'usura a opera della criminalità organizzata e una bionda truffatrice bielorussa in agguato.

La scrittura è scorrevole, ricca di citazioni e con un uso astuto dei luoghi comuni, con un ritmo incalzante che non perde un colpo: il libro si legge in un soffio e potrà piacere a tutti, di ogni età, anche a chi non ama il crime e vuole passare qualche ora con uno scacciapensieri intelligente e piacevolissimo.

Antonio Manzini in quarta di copertina dice:

“Pastori e Aicardi ci regalano un giallo ironico, divertente e amaro. E se questo è l’inizio, non vedo l’ora che arrivi il seguito. Perché arriva, vero?”

E se lo consiglia anche un big Manzini dovete credermi, correte a comprarlo!


Cristina Aicardi vive e lavora in Brianza. Leggere e viaggiare sono le sue passioni. Da dieci anni è caporedattore del web magazine letterario “MilanoNera”, per il quale scrive articoli e recensioni. Dolce da morire è il suo primo romanzo.

Ferdinando Pastori, piemontese di nascita e milanese d’adozione, ha pubblicato due raccolte di racconti, "Piccole storie di nessuno" e "Vanishing Point", e i romanzi "No Way Out", "Euthanasia", "Nero imperfetto", "Il vizio di Caino", "Rosso bastardo" e "L’ultimo respiro della notte". Suoi racconti sono presenti in diverse antologie e collabora con “MilanoNera”.


"Dolce da morire"

di Cristina Aicardi e Ferdinando Pastori

genere: giallo umoristico

editore: Laurana, 2023

pagine: 256

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