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Giampiero Calibano

“Autosole”di Carlo Lucarelli. Recensione di Giampi Calibano







Me la vedo la riunione negli uffici della redazione dell’Unità: tutti con le maniche corte, l’appiccicaticcio dell’umidità di quell’estate del ‘97, e i condizionatori che vanno a mille. I soliti tormentoni alla radio: “Barbie girl”, Nek con la sua “Laura non c’è” e Max Pezzali, che filosofeggia sull’amore con la “Regola dell’amico”.

C’è da sostituire Michele Serra e la sua rubrica quotidiana in prima pagina.

- Ho un‘idea! Se chiamassimo Lucarelli?

- Per fare cosa, commentare fatti di cronaca nera.

- No, un racconto giallo a puntate, un feuilleton.

E così fu. Lo stelloncino di 10-15 righe sulla prima pagina del giornale, dove l’opinionista dice la sua, rispetto alle questioni più disparate, dalle pensioni, agli stipendi dei calciatori, alle canzoni e vestiti di Sanremo, viene rimpiazzato da questi mini-racconti di Lucarelli, successivamente riuniti insieme e pubblicati nel 1998 in un volume intitolato "Autosole".



Il libro si compone quindi di una raccolta di brevi racconti che partono il 1° agosto e terminano il 31, periodo in cui Michele Serra si godeva le ferie estive. Sono tutti ambientati in una interminabile coda in autostrada, i personaggi si incrociano, si sfiorano, si guardano, ognuno con la maschera da italiano alla guida, dove l’automobile diventa una proiezione del proprio Io.

D’altronde, come ci ricorda Lucarelli:

Nessuno spegne mai il motore quando è in coda in galleria, perchè è come riconoscere che l'attesa sarà lunga, come rinunciare alla speranza".

C’è il rappresentante di commercio che cerca di incastrare gli appuntamenti di lavoro con un incontro a base di sesso. Lo aspetta Luisa, la procace e disinibita moglie di un ristoratore. Un rapinatore di banche in fuga su una Tipo bianca, si tocca la ferita sanguinante e pensa alla guardia giurata che gli ha sparato. Una Ka metallizzata in cui una coppia di genitori sono preoccupati per le emissioni dei tubi di scappamento, mentre il figlio è convinto di morire per la “mossa fatale” fatta da un amichetto: uno di quei colpi segreti che dopo tre giorni muori. Un ragazzo magrolino, look da intellettuale un po’ freak su una 2 CV, che crede di essere agganciato dalla biondina svampita della Fiesta rossa accanto. Peccato sia seduto alla guida dell’auto, un gigante muscoloso, con un tatuaggio sul bicipite che raffigura un teschio con un pugnale tra i denti e la scritta “Natural born killer”.


Lo stile di scrittura è quello tipico di Lucarelli, dal ritmo sincopato, ricco di similitudini, che ti fa rimanere incollato alle pagine per capire cosa succede in autostrada:

“ ... un serpente dalle scaglie fitte, che lentamente si allunga, si stende, abbagliante di riflessi, e attende, immobile, sotto al sole , respirando piano al ritmo roco dei motori accesi”.

Nell’ultimo racconto omaggio dello stesso Lucarelli a Michele Serra. Sarà il ragazzo tutto muscoli della Fiesta a prendere dai sedili posteriori il giornale, comprato poco prima nell’area di servizio, e commentare cosi:

“ ...che palle ‘sti racconti in prima pagina, non vedo l’ora che ritorni Serra”.



Traiettorie di vita si muovono lente sull’autostrada, noi invece leggiamo velocissimi tutto d’un fiato, questo libro, godibilissimo.

“Autosole”

di Carlo Lucarelli

Genere: Racconti

editore: Einaudi

pagine: 83

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